Da Lovere alla Capanna Rodari in Val Supine

Un percorso che tocca i luoghi dove nacque la 53a brigata Garibaldi: alla capanna Rodari si formò il Gruppo Patrioti Loveresi che diventò brigata dedicata ai “Tredici Martiri” dopo la fucilazione il 22 dicembre 1943 di tredici partigiani, di cui quattro catturati alla frazione Ciar, due a Qualino e uno a Dusine. Nei pressi si trova anche la cascina Facchinetti, dove la 53a raccolse ai primi di agosto del ’44 un aviolancio di rifornimenti destinati in realtà alle Fiamme Verdi. L’escursione – che attraversa splendidi boschi – si presta a diversi “format”, a seconda del punto di partenza e della meta scelti. Il percorso si può inoltre facilmente collegare al successivo, tramite il Sentiero Tasca o il Cai 552.

 

Località di partenzaLovere, 210 m, oppure Ceratello, 812 m
Località di arrivoCapanna Rodari, 1200 m ca
Segnavia551 - 558
Tempo di salitada Lovere 2 h 30'; da Ceratello 1 h
Ripari
Acqua
CartinaKompass n.104; Cai-Provincia n. 6

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Raggiunta Lovere, si lascia l’auto nella piazza Bonomelli, nella parte alta del paese. Ci si avvicina alla chiesa di San Giorgio e in via Celeri si trova il primo cartello del Cai che indica il sentiero 551 per Ceratello (1 h 30’). La mulattiera sale sulla costa del monte toccando cascine, la frazione Qualino e offrendo man mano un sempre più ampio panorama sul lago d’Iseo e sulle montagne camune. Si attraversa più volte la carrozzabile che porta a Ceratello e, restando sotto la frazione, ci si innesta sulla via Piana che entra in val Supine.

Ci si può risparmiare questa salita procedendo in auto da Lovere sulla strada asfaltata che in circa 7 km porta a Ceratello. Si lascia l’auto nella piazzetta (in cui, significativamente, si arriva da via Partigiani e si esce su via Resistenza! Qui si trova una fontanella) e s’imbocca la strada asfaltata in salita lasciandola quasi subito (crocefisso, segnavia 551) per la via Piana, in direzione del ristorante Ciar. La carrareccia in leggera discesa entra nella val Supine, accoglie da destra il citato sentiero 551 e raggiunge in breve Ciar (890 m), dove una lapide sul fianco sinistro dell’edificio, oggi ristorante, ricorda che qui furono catturati quattro dei partigiani da cui la 53a brigata prese il nome “Tredici martiri”.

Proseguendo, si attraversa un piazzale con numerose indicazioni e tabellone escursionistico, si supera il torrente su un ponticello e poco dopo si lascia la strada piegando a destra (segnavia 558 per Dusine e rifugio Magnolini, tavoli e panche per picnic). Ora si sale più sensibilmente, con larghi tornanti e col fondo quasi sempre ben acciottolato; sempre più visibili le corna rocciose dell’altro lato della valle. Giunti in località Dusine (1015 m, indicazioni) in prossimità di due cascine ristrutturate, si abbandona la strada principale e si imbocca sulla sinistra un'altra mulattiera priva di indicazioni. La si segue per un quarto d’ora finché sulla destra si scorge un pascolo con tre cascine; l’ultima, verso il lago, è la capanna Rodari (1200 m circa, rifugio finché nacque, nel dopoguerra, il Magnolini al Pian della Palù), la base dove nel settembre 1943 nacque la formazione partigiana; a fine ’44 l’edificio fu bruciato dai fascisti della Tagliamento. Amplissimo il panorama sul lago.

Per il rientro, si può proseguire sullo sterrato da cui siamo arrivati alle cascine e puntare alla sommità della val Supine, verso il Forcellino (1308 m). Si incrocia il sentiero 551 che porta al rifugio Magnolini (1608 m, 2 h; raggiungibile anche con il sentiero 558; si tratta dell’ itinerario percorso dalla 53a nell’agosto 1944, per evitare i rastrellamenti successivi all’aviolancio a villa Facchinetti. La destinazione era la val di Scalve, ma un imprevisto scontro con i tedeschi all’albergo Franceschetti del passo della Presolana, cui si era giunti via pian della Palù e col Vareno, fece fare dietro front alla brigata). Oppure, in discesa dal Forcellino, si passa dalla freschissima Fontanafredda – le baite nei dintorni furono base partigiana nei primi mesi del ’45 – e quindi si torna ai Ciar e a Ceratello (1 h circa).

La 53a brigata Garibaldi “Tredici Martiri di Lovere”

Fu Giovanni Brasi (1901-1974) con il nome prima di “Libero”, quindi di “Montagna”, l’animatore della Resistenza nella zona del loverese e della valle Cavallina. Dopo lo scioglimento del Gruppo patrioti di Lovere, seguito alla fucilazione il 22 dicembre 1943 di tredici partigiani, Brasi costituì una nuova formazione, prima come distaccamento delle brigate Garibaldi e poi come 53a brigata Garibaldi “Tredici Martiri di Lovere”. I rapporti con il Cln non furono facili, a causa della forte autonomia decisionale di Brasi, fatto spesso oggetto di critica ma alla fine riconosciuto per le sue doti umane e strategiche. Nell’agosto 1944 cento uomini, dotati di armi e munizioni recuperate nel lancio alleato sopra la cascina Facchinetti in val Supine, affrontarono in un’autentica vittoriosa battaglia i tedeschi e i fascisti che avevano occupato Fonteno. Tra il 17 e il 18 ottobre i partigiani affrontarono nuovamente i rastrellatori fascisti nella zona della Cornalunga, sopra Sovere. E’ del 17 novembre la battaglia della Malga Lunga, che si concluse con l’annientamento della squadra di Giorgio Paglia. Nell’inverno del ’44 la brigata si assottigliò molto; una trentina di uomini, impossibilitati a rientrare a casa perché troppo conosciuti, trovarono riparo in val Seriana e alcuni al rifugio Curò, ospitati dalla brigata di G.L.“Gabriele Camozzi”, comandata da Bepi Lanfranchi.

Partigiani della 53a Garibaldi durante uno dei numerosi trasferimenti in Val Piana di Gandino, primavera 1945.
Foto di Giovanni Brasi, comandante Montagna (Archivio ANPI Lovere).

Con il nuovo anno la formazione si ingrandì fino a contare duecento unità. Tra il 25 e il 27 aprile del ’45, prima dell’arrivo degli alleati, la brigata liberò la zona dai nazifascisti. La formazione venne sciolta alla fine di maggio 1945. Brasi diventò il primo sindaco di Lovere.