Da Pizzino al rifugio Cazzaniga per i piani dell’Alben

Nell’autunno-inverno del 1943 i Piani di Artavaggio diventarono luogo di transito per renitenti e fuggiaschi verso la Svizzera. Dal 1944 i rifugi Sassi Castelli e Cazzaniga Merlini furono utilizzati come basi di distaccamenti partigiani e di comando della 55a brigata Garibaldi “Fratelli Rosselli” e della 86a brigata Garibaldi “Giorgio Issell”, uno dei partigiani uccisi a Cantiglio. Nell’ottobre dello stesso anno questi rifugi, come pure l’Alben – ora rifugio privato “Cesare Battisti” – e il Grassi, vennero dati alle fiamme nel corso di pesanti rastrellamenti condotti da reparti tedeschi e fascisti. Pizzino e Sottochiesa subirono pesanti rastrellamenti.

Proponiamo una passeggiata per tutte le età e in tutte le stagioni su pascoli ampi, toccando queste strutture, dove è possibile pernottare e godere anche di splendide notturne stellate. Numerose le possibili varianti o il prolungamento sul Sentiero delle Orobie occidentali.

 

Località di partenza e arrivo
Quindicina di Pizzino, 1282 m
Località di transitorifugio Cazzaniga, 1885 m
Segnavia120 - 101 - 150 - 155
Tempo
6 h
Ripari
Acquano
CartinaKompass n.105; Cai-Provincia n.4-1

Scarica il percorso

Da Pizzino, in cima alla val Taleggio, si imbocca la strada asfaltata (indicazioni), che conduce in tre chilometri con alcuni tornanti tra i pascoli a Quindicina, gruppo di piacevoli baite ristrutturate situate quasi alla fine della strada (1282 m). Si parcheggia in prossimità di una grande lapide in pietra a ricordo dei caduti in montagna. Dall’altro lato della strada, si stacca il sentiero 120 (indicazioni, tabelloni informativi), che risale il costone della montagna prima in direzione sud-ovest e poi, raggiunto un pianoro con la baita Foppa Lunga (1506 m), decisamente verso nord. Attraversando pascoli aperti, che lasciano spazio totale al panorama, si raggiungono i vasti Piani dell’Alben dove a quota 1647 m sorge il rifugio Gherardi (tel. 0345.47302 - tel. 035.814749 - tel. 339.8128123 - rifugiogherardi@hotmail.com), inesistente all’epoca della Resistenza. Esisteva invece, il visibile rifugio Alben, ora Cesare Battisti, a quota 1685, che fu utilizzato dai partigiani e pertanto bruciato dai fascisti. Lo si raggiunge e si procede in direzione della Bocchetta di Regadur (1853 m, sentiero che richiede attenzione), da cui passa il Sentiero delle Orobie Occidentali (segnavia 101) che prende le mosse da Cassiglio. Seguiamo il sentiero restando sul versante nord del monte Sodadura, verso il rifugio Cazzaniga-Merlini ai Piani d’Artavaggio, ricostruito nel 1952 (1890 m; tel. 0341.997839 - tel. 348.904815 - tel. 339.2476080 - info@rifugiocazzaniga.it - www.rifugiocazzaniga.it; è possibile arrivare qui dal Battisti anche seguendo sulla sinistra un sentiero ciclabile). Dal rifugio seguendo le tracce dei piloni degli skilift si scende rapidamente al rifugio Sassi-Castelli (1649 m, tel. 0341.996084 - tel. 3383348920 - sassi-castelli@libero.it) anch’esso distrutto e quindi ricostruito nel 1946.
Dai Piani d’Artavaggio si scende con una lunga mulattiera (segnavia 150) che tocca via via i nuclei di Traversino (1426 m), Cantoldo (1246 m) e Fraggio (992 m); da qui si risale a Quindicina o si scende per il santuario della Madonna di Salzana, sul sentiero 155, a Pizzino (930 m). Con il sentiero 151, invece, si può raggiungere Avolasio e collegarsi al percorso successivo.

Pellegrinaggio tra i rifugi

Disponendo di più giorni e facendo tappa in uno dei numerosi rifugi, il percorso può proseguire dai Piani d’Artavaggio fino al rifugio Grassi, compiendo così un tratto del Sentiero delle Orobie Occidentali.
Dal rifugio Cazzaniga-Merlini si procede seguendo il segnavia 101 verso le pareti dello Zuccone dei Campelli; superato un canale ripido tra lo Zucco Barbesino e la Corna Grande si giunge alla bocchetta dei Megoffi (2020 m), si scende lungo il versante destro del vallone dei Megoffi e si arriva al rifugio Lecco (1777 m, tel. 0341.910669 - tel. 333.7091605 - davimichi@tiscali.it - www.cai.lecco.it) posto alla base del Vallone dei Camosci e con stupenda vista sulle pareti dello Zuccone e dello Zucco Barbesino. Il rifugio, bruciato nell’ottobre 1944, fu ricostruito nel 1967 (4 h 30’ da Pizzino). Si prosegue sempre sul segnavia 101, scendendo verso la chiesetta dei Piani di Bobbio e immettendosi nella carrozzabile che porta a Valtorta; prima che questa scenda, si risale fino all'arrivo della seggiovia; da qui si continua lungo una mulattiera fino al passo di Cedrino (1661 m). Si prosegue in piano fino al passo di Gandazzo e poi con sentiero ripido per il passo del Toro (1950 m): lungo la salita si incontra una fresca sorgente. In basso, immerse nei pascoli, si vedono le baite di Ceresola, dove alcuni partigiani tratti con l’inganno furono fucilati. Giunti al passo, si aggira la fiancata rocciosa dello Zucco del Corvo (1980 m). Grande panorama. Proseguendo si attraversano le pendici del monte Foppabona, dello Zuc di Cam e di Valbona e si arriva al rifugio Grassi (1987 m, tel. 331.5697849 - tel. 348.8522784 - info@rifugiograssi.it - www.rifugiograssi.it) alle cui spalle sono visibili le discariche delle miniere d'argento e di piombo sfruttate fin dagli anni mille; distrutto il 19 ottobre 1944, fu ricostruito tra il 1945 e il 1946. Si trova presso la bocchetta di Camisolo, sotto al Pizzo dei Tre Signori, sul confine fra le Orobie lecchesi, bergamasche e valtellinesi (2 h 15’ dal rifugio Lecco).

Il rientro può avvenire scendendo a Valtorta (segnavia 104) oppure proseguendo ancora sul Sentiero delle Orobie verso il rifugio Benigni per scendere poi a Cusio.