Da Scanzorosciate al passo di Tartano, per la Val Vedra

Mino Bartoli la racconta con tono leggero, come già ha fatto per altre sue imprese (vedi itinerari 10 -Dai Laghi Gemelli a Rovetta e 11 -Da Foppolo al lago Venina): “siamo scesi da Foppolo a Scanzorosciate, abbiamo fatto un paio di attentati – come sono andati? Si veda il testo sottoriportato – e ce ne siamo tornati”. Sempre a Foppolo, sempre a piedi, sempre con i fascisti alle calcagna. Proviamo a seguire le tracce dei “Cacciatori delle Alpi” sulla via del ritorno, dal monte Bastia di Scanzorosciate, dove stava la “zia nell’armadio” fino al passo di Tartano nei cui pressi la brigata aveva rifugio. E’ un percorso da fare in più tappe che possono essere consecutive, con soste per la notte, o diluite in occasioni diverse. Il primo tratto ripercorre – ma Bartoli forse non lo sapeva – l’antica “Via Mercatorum” che dalla val Seriana saliva a Selvino, attraversava la val Serina e ridiscendeva in val Brembana.

 

Località di partenzamonte Basia, Scanzorosciate, 424 m
Località di arrivopasso di Tartano, 2102 m
Segnavia509 - 535 - 534 - via Mercatorum - 231 - 219 - 212 - 112 - 101
Tempo di salita18 h, distruibili in tappe da 4h, 5h, 9h
Ripari
Acqua
CartinaKompass n.104; Cai-Provincia n. 8 - 5 - 2

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Scanzorosciate-Selvino

Per fedeltà all’itinerario di Mino Bartoli, prendiamo come punto di partenza il monte Bastia (424 m) detto anche monte delle Tre Croci, che domina Scanzorosciate e dalla Chiesetta degli Alpini con il sentiero 509 ci portiamo alla Tribulina di Gavarno (334 m) e su strada asfaltata scendiamo sul Serio che attraversiamo per entrare in Nembro (319 m). Da qui ricalchiamo i passi degli antichi mercanti. Si attraversa il paese dirigendosi (indicazioni stradali e segnavia 535) sulla "Via delle 15 Tribuline" al Santuario della Madonna dello Zuccarello (449 m, due fontanelle sul percorso), luogo di notevole interesse storico, artistico e religioso. Si continua lungo la ripida stradetta selciata di fronte all'ingresso del santuario (tabellone con mappa), seguendo sempre il 535. Con una buona salita, addolcita da qualche tornantino, la stradetta si addentra fendendo un bosco di castagni frammisti a betulle e robinie. Raggiunto il suggestivo Colle Bastia (575 m), si procede in falsopiano sulla strada, perfettamente lastricata e per un tratto illuminata, incontrando subito una fontanella. Raggiunta e attraversata Lonno (702 m, fontanella), si imbocca (segnavia 534) un sentiero a mezzacosta sul versante ovest del monte Podona, che porta a raggiungere i prati di Salmeggia (1003 m, fontana), patria del pittore Enea Salmeggia, detto il Talpino. Si raggiunge la chiesetta di San Barnaba (1063 m), dominante la minuscola contrada e quindi per strada asfaltata si scende a Selvino (911 m, 4 h).

 

Selvino-Oltre il Colle

Si attraversa il paese e, oltrepassata la stazione d'arrivo della funivia che sale da Albino, si prosegue su strada asfaltata per Aviatico (bidonvia del monte Poieto, 1022 m) e per Trafficanti (868 m): un'insegna ricorda il transito di mercanti e carovanieri da questa località. Subito dopo la chiesa – bella balconata sulla valle del torrente Ambriola - in corrispondenza di una rivendita di “vino cattivo”, si scende su una stradetta (da qui si cominciano a vedere i piccoli cartelli indicatori rosso-bianchi con la scritta “Via Mercatorum”) che porta alla piccola via Tassone. Al primo tornante si entra nel bosco sul sentiero per la sorgente Leamagn (indicazioni) che merita una visita: è un flusso d’acqua fresca che esce dalla roccia. L'ambiente è straordinario, pare davvero di essere ritornati indietro nel tempo, quando il silenzio del bosco era rotto solo dal calpestio dei muli e dei mercanti.

Proseguendo in discesa, in breve si è sulla strada in località Nespello (769 m, fontana) da cui si sale sul sentiero alla strada provinciale alle porte di Costa Serina (869 m, indicazioni, bacheca della Via Mercatorum). Si piega a destra, raggiungendo in breve il visibile Santuario della Forcella (850 m), passando dietro il quale si prosegue per Tagliata (801 m, fontana), dove si riprende il sentiero (indicazioni) che scende (tenere la sinistra) in una suggestiva valletta ricca di muschi e di felci, fino a raggiungere gli storici edifici di Gardati e poi Passoni (fontana). Dalla chiesetta, splendido balcone sulla valle, si risale su strada asfaltata costeggiando la bella zona protetta delle sorgenti Ola e raggiungendo rapidamente la strada provinciale che porta a Cornalba (873 m, fontana), adagiato sulle pendici del monte Alben, il cui nome deriva dalla bianca parete che lo sovrasta, paradiso del free climbing. Fu teatro di un micidiale rastrellamento di partigiani. Da Cornalba, su strada asfaltata, si raggiunge in breve Serina (828 m), splendido entro storico. Da qui abbandoniamo la Via Mercatorum, che scavalla verso Dossena (in contrada Mezza Ca' sorge una bella fontana tricuspide di origine veneta, divenuta il logo della Via Mercatorum) e lungo il percorso dei Cacciatori delle Alpi proseguiamo verso Oltre il Colle (1030 m, 5 h da Selvino).

 

Oltre il Colle-passo di Tartano

Scesi (e risaliti) da Oltre il Colle a Zorzone (1017 m), si segue la mulattiera che, a mezzacosta in direzione est, conduce in val Vedra (segnavia 231). Si risale la valle rimanendo sempre vicini al fondovalle; si raggiunge la zona dei pascoli e la casera di Vedro (1674 m) e quindi con breve salita il passo di val Vedra (1849 m) e il passo Branchino (1821 m), poco sopra l’omonimo laghetto.

Si imbocca (indicazioni) il sentiero 219 che, costeggiando le falde del Corno Branchino, porta alle baite di Mezzeno (1591 m, fontana) da cui su un sentiero che taglia la strada si scende a Capovalle (1140 m, fontana). Da qui rimanendo alti sopra Roncobello s’imbocca la lunga “strada piana” che percorre in quota il lato orografico sinistro della val Brembana fino ad arrivare a Branzi (874 m), scendendo per il sentiero 212 dedicato a Ercole Pedretti, partigiano della “Cacciatori delle Alpi”. Si prosegue su strada asfaltata fino a Cambrembo (1393 m) da cui si sale verso San Simone fino a imboccare il sentiero 112 che porta alla località Forno (1476 m circa). Si prosegue vicini al fondovalle, salendo fino ai pascoli e superando diverse baite, fino a confluire nel 101 (Sentiero delle Orobie) e a raggiungere con alcuni tornantini il passo Tartano (2102 m) dove sono ben visibili i resti della linea Cadorna, opera difensiva realizzata nella Prima Guerra Mondiale. Ampio il panorama sul versante valtellinese.

Una gita a Scanzo e la zia nell’armadio

Partimmo a piedi da Foppolo e attraverso Roncobello, il Passo di val Vedra, Zorzone, Oltre il Colle, a Costa Serina incontrai casualmente il mio carissimo amico Fulvio Maffettini, compagno di classe delle medie inferiori, che mi regalò, e ne avevo veramente bisogno, un paio di mutande che indossai immediatamente. Poi attraverso Selvino e Nembro, approdammo alla villa di mia zia Maria, sorella della mamma, situata sulle pendici del Monte Tre Croci, sopra Scanzorosciate.
Al momento di coricarci, mia zia distribuì le camere ed i letti e disse di non preoccuparci in quanto aveva la sua camera. Ma non era vero. A notte inoltrata fummo svegliati da un urlo di Franco Castelli che, aprendo un armadio, aveva trovato mia zia che dormiva su una sedia.
Così una sera, divisi in due squadre, da Scanzorosciate raggiungemmo a piedi Bergamo.
La mia squadra con Angelo Viganò (Pagnoni) nostro commissario che da Bergamo aveva sempre svolto una preziosa azione a nostro favore, con il pretesto di dover consegnare un telegramma, entrammo in città alta nell’abitazione del vicequestore Zambolini. Disarmammo la guardia e ci impossessammo pure di un binocolo di artiglieria. Altro di interessante non trovammo.
L’altra squadra con Giulio Questi (Costola) aveva il compito di visitare il generale, credo si chiamasse Carloni, capo della propaganda della repubblica di Salò.
Quando alla notte ci ricongiungemmo nella villa di mia zia, Giulio e compagni erano alquanto abbacchiati e poco propensi a raccontarmi come era andata la spedizione, ma alla fine ecco i fatti raccontati da Giulio: “Non riuscivamo a reperire l’abitazione del generale Carloni e dopo l’ennesimo tentativo andato a vuoto, mi rivolsi alle persone che dovevano darci le informazioni invitandole a dirmi almeno dove abitasse un generale… qualunque! Ma alla fine entrammo nell’abitazione designata e lo trovammo a letto con la moglie. Al posto del pigiama indossava una camicia grigioverde. Al nostro ingresso in camera da letto con le pistole spianate, la consorte del generale si mise a gridare istericamente, mettendo le dita nella canna delle rivoltelle e tutto questo ci disorientò quel tanto da permettere al marito di trarre da sotto il cuscino una pistola a tamburo, con la quale cominciò a sparare. Fuggi fuggi generale giù per le scale con in testa la cameriera, mentre il militare in camicia grigioverde dal pianerottolo, continuava a sparare nella tromba delle scale. La cameriera inciampò e cadde. La scavalcammo ed uscimmo dalla casa.” Il resto del racconto, del resto veritiero, era troppo umoristico perchè non finissimo la serata tra le risate, risollevando il morale dei nostri avviliti compagni.
Giuliano Pezzini era giunto a Scanzo in quei giorni da Bergamo con una pistola nuova ed aveva detto che in viale Roma, ora Papa Giovanni XXIII, aveva disarmato un tedesco, suscitando la nostra ammirazione per l’eroico gesto compiuto da solo.
Ma in seguito scoprimmo che non era vero. L’arma gli era stata regalata da un amico. Giuliano era molto giovane e gli perdonammo la guasconata. Il giorno dopo la nostra puntata su Bergamo ripartimmo per Foppolo, ripercorrendo in senso inverso l’itinerario dell’andata”.

Mino Bartoli, La zia nell’armadio. Cacciatori delle Alpi 2° Dio sciatori. Storia di una brigata partigiana di Giustizia e Libertà, Stamperia Fumagalli, Ranica, 2000, pp. 72-73.